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Notte prima della Scuola (in tempi di Covid)

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C’è fermento in casa. “I grembiuli li ho preparati? I quaderni sono a posto? Ho etichettato tutto il materiale? Forza dobbiamo preparare gli zaini”, “mi raccomando stasera a letto presto!”. E i bambini che ti guardano come se fosse ritornata una certa “normalità”, comunque con la nostalgia delle vacanze.

Mi piace guardarli, osservarli e come sempre tre figli e tre persone diverse.

Chi è entusiasta e chi non ha nessuna voglia di andare a scuola “perché sto bene a casa mia”. In fondo cosa è cambiato dallo scorso settembre?

Beh parto dalle loro domande “mamma ma perché non potrò riabbracciare i miei amici? “Papà perché non potrò giocare con la palla a ginnastica?” “Mamma ma perché non potremo più mangiare vicini?”.

E poi ci sono le domande di noi genitori “oggi chi va a prenderli nei diversi orari di uscita?”, “se si ammalano chi sta a casa? I nonni non posso chiamarli di certo per preservarli, babysitter vediamo…”, “e se ci mettono in quarantena come faremo a lavorare?”, “e se avranno il raffreddore la pediatra mi costringerà a fare il tampone? Ma quante volte si ripeterà?”.

Quindi un settembre dove le domande si sono moltiplicate, domande a cui non si riesce dare una risposta certa, quindi un po’ di agitazione c’è nell’aria, un po’ di più del settembre 2019.

Incertezza e confusione di chi decide le regole che rischia di tramutarsi in un vero caos, se non fosse nella capacità di sempre delle famiglie di affrontare a testa alta qualsiasi cosa capiti.

E questo lo abbiamo imparato da tempo, perché già nella fase pre Covid non è che le famiglie fossero così supportate nell’affrontare la quotidianità…

Reti di famiglie, amici, zii, nonni e genitori alla fine ce la siamo sempre cavati da soli.
E non è che qualcuno da Roma si è mai svegliato accorgendosi del gran lavoro gratuito che viene svolto quotidianamente, che per di più produce numerosi punti di PIL.

Quindi un augurio a tutti e che Dio ce la mandi buona.